La fotografia sociale
Ogni scatto è esperienza di vita
Esperienza è una delle parole chiave di Obiettivo nuove generazioni e alcuni ragazzi dell’Istituto Pavoniano Artigianelli di Trento hanno vissuto l’esperienza di essere autori di scatti fotografici dedicati al Parkinson.
Come si sono preparati a questo speciale momento? Affiancando al loro percorso formativo l’incontro con Giovanni Diffidenti, poiché gli scatti della mostra Non chiamatemi Morbo portano la sua firma. Giovanni Diffidenti ha incontrato i ragazzi e condiviso la narrazione delle tappe principali che hanno segnato la sua carriera di photojournalist, mostrando una selezione di fotografie, testimoni delle esperienze di vita da lui incontrate. E si tratta proprio di questo: ritrarre il Parkinson, come è emerso dalle sue parole, è incontrare le vite delle persone e cercare di raccontarne un istante.
Come possiamo raccontare il Parkinson? Questa è stata la domanda che ha orientato il lavoro del fotografo durante la realizzazione della mostra Non chiamatemi Morbo e la stessa domanda ha accompagnato i ragazzi nel laboratorio fotografico che li ha portati a stretto contatto con chi convive direttamente con il Parkinson, ma anche con i loro caregiver. Sono entrati in punta di piedi, hanno vissuto attimi di vita e ne sono usciti custodendo un ritratto che diverrà importante e toccante testimonianza. La fotografia dedicata a temi sociali ha un ruolo fondamentale nel sensibilizzare la collettività affinché non smarrisca racconti di vita vissuta.
I ragazzi hanno sperimentato questa modalità di racconto assieme a Giovanni Diffidenti che è diventato loro maestro e hanno affermato, attraverso il loro lavoro, uno dei valori fondamentali della fotografia: essere strumento per elaborare un messaggio.
Un’elaborazione che coinvolge tutti: chi fotografa, chi viene fotografato e chi si troverà a guardare le immagini.
E, come lo stesso Giovanni Diffidenti afferma, la selezione delle fotografie non ha una fine. C’è una prima selezione, poi si rivede la scelta e, a distanza di tempo, si sceglierebbe diversamente.
Perché la fotografia è coinvolgente e ogni volta che la si guarda, c’è una diversa emozione che sale e fa dire:
“oggi sceglierei questa foto”.
La fotografia sociale è così strumento di contaminazione per Obiettivo nuove generazioni.